31/12/2023

IL SANTUARIO DI MONTOVOLO

Montovolo, l'incredibile centro oracolare etrusco sopra il Sinai dell'Appennino

In posizione dominante sulle valli del Reno, del Limentra e del Setta si trova il pianoro di Montovolo sede ancestrale di antichi culti legati alle popolazioni etrusche e alla dominazione dei romani, legando il sito alla venerazione di Giove e al culto di Pale, dea della fertilità; l’avvento del cristianesimo lega il Montovolo alla devozione mariana, la più bella, sincera ed ecclesiale delle devozioni; senza particolari apparizioni o miracoli (sono successive le leggende sul Montovolo come luogo di martirio di fede) divenne luogo di preghiera per tutta la popolazione circostante fino all’edificazione di una chiesa la cui importanza crebbe nei secoli.

Nel medioevo i secoli di massimo splendore, che vedono il Montovolo, legato al vescovo e al capitolo metropolitano di san Pietro, come santuario della nazione bolognese, qui si situa un posto d’osservazione da cui tener sotto controllo i confini verso Pistoia, verso Modena e verso Firenze e inoltre poter comunicare rapidamente con la città; nei secoli XIII e XIV si sviluppa, anche grazie ai molti pellegrinaggi e le crociate verso la Terrasanta, la rilettura del luogo e della devozione legandola alla santa Gerusalemme bolognese: come la piccola Gerusalemme in santo Stefano e l’orto degli ulivi in san Giovanni in Monte, qui la devozione legata al monte di Dio, al Sinai; in questo periodo la ricostruzione e l’ampliamento del santuario (1211) e la successiva edificazione della cappella legata al culto di santa Caterina d’Alessandria come l’analogo culto sinaitico.

Di fine pregio la costruzione romanica in opus quadratum, con imponenti capriate lignee, dove l’aula porta naturalmente verso il presbiterio rialzato su cui troneggia la statua della Vergine con il Bambino, di probabile fattura rinascimentale; sotto il presbiterio si possono ancora apprezzare nella “cripta” i resti della chiesa precedente: degni di grande pregio sono i capitelli romanici finemente lavorati con decori geometrici o con simboli cristologici. Nella cappella di santa Caterina di Alessandria sono custoditi il sarcofago in pietra di sant’Acazio, santo legato a leggende tardive di culti di martiri e gli affreschi su tutte le pareti della piccola chiesa che riportano la vita e il martirio di santa Caterina e il ciclo dei Novissimi.

Dopo il rinascimento la devozione assume contorni molto più locali legando al Montovolo le parrocchie circostanti che qui si ritrovavano per la preghiera, ma continuando anche a sviluppare le reti sociali di scambio testimoniate dalla continuità che ebbe la fiera legata al mondo contadino durante il periodo della festa più importante nei giorni di settembre.

A cura di Graziano Baccolini

Il santuario di Montovolo è protagonista dell’affascinante teoria del prof. Baccolini: nei due volumi dedicati all’argomento, il professore ha suggerito un’origine più antica e diversa da quella finora nota.

I “CENTRI ORACOLARI” PIÙ NOTI SI TROVANO ATTORNO AL MEDITERRANEO ED ERANO I LUOGHI DEDICATI ANTICAMENTE ALLA PRATICA RELIGIOSA.

I più antichi finora conosciuti risalgono alle prime dinastie dei Faraoni (circa 2900 a.c) e presumibilmente tutti hanno origini molto remote e forse più antiche di quanto si possa supporre dalle appurate notizie storiche o dalle iscrizioni trovate sul sito. Per questo la loro ubicazione non è mai stata casuale e spesso sono localizzati in luoghi montagnosi e impervi. Basti ricordare alcuni dei più noti come quello di Dodona sul monte Tomaro, di Delphi sul monte Parnaso, di Delo sul monte Cinto. Sembra inoltre che i siti fossero equidistanti tra loro e lungo direttrici .

Secoli successivi alla loro creazione furono trasformati da altre civiltà (per esempio i Greci) in cosiddetti “centri oracolari” che attirarono genti da regioni remote, probabilmente attratti dalla fama conquistata dai sacerdoti, custodi del centro, con le loro “predizioni” o oracoli. Ogni centro aveva una pietra, generalmente a forma ovale o semisferica, definita pietra – ombelico (omphalos) e per questo motivo i vari centri si definivano “ombelico del mondo”. Sopra tali pietre-ombelico o nelle vicinanze spesso venivano incisi due volatili, posti di fronte uno all’altro, che potevano essere colombe  o piccioni Ad ogni centro oracolare era anche associato un “codice arboreo”: Dodona aveva la quercia, Delfi aveva l’alloro, Delo la palma, ecc. e tali piante o i suoi fiori venivano riprodotte spesso sulla pietra ombelico o nelle vicinanze.

Le piante o i fiori servivano come “codice” per individuare il centro oracolare. Le colombe erano il fregio più usato con cui si indicava un centro oracolare. È noto che i centri oracolari erano in contatto tra loro e le colombe erano in realtà piccioni viaggiatori che riuscivano a mantenere i contatti tra vari centri oracolari anche a notevoli distanze (centinaia o persino migliaia di chilometri). Si era quindi creata una rete “mondiale” di centri oracolari che assicurava ai gestori di questi centri di avere notizie con notevole anticipo rispetto alle normali veicolazioni per terra o per mare. Un percorso di una giornata di un piccione poteva richiedere qualche mese con normali messaggeri per terra o per mare. Successivamente i custodi o sacerdoti del centro oracolare sfruttarono questa loro capacità di “prevedere” certi avvenimenti, che in realtà erano già accaduti, e che sarebbero divenuti noti ufficialmente solo dopo diversi giorni o mesi.

Molti di voi conosceranno benissimo Montovolo con il “balzo di santa Caterina”, il balcone del nostro Appennino tosco-emiliano, con il suo antico Santuario, le cui antichissime origini sono ancora in parte sconosciute anche se supposte da molti. Penso però che sia minore il numero delle persone che avranno osservato attentamente il portale dell’antico Santuario. La lunetta di tale portale porta la scritta A.D. MCCXI ROIP e questa dovrebbe essere la datazione presunta di tale lunetta. In effetti la lunetta è molto più antica e la data è quella del riutilizzo.  Ma la cosa per noi più interessante è la presenza di due colombe incise poste una di fronte all’altra con al centro cinque fori per formare una “croce”, che è una croce Etrusca, ed in basso ai due lati sono incise due piante che sembrano il “giglio” di Firenze. Viste le premesse fatte sui centri oracolari del Mediterraneo ora è facile presumere che Montovolo possa essere stato in origine un antichissimo “centro oracolare etrusco”: abbiamo infatti un tipico fregio con i due colombi, molto probabilmente piccioni viaggiatori, ed il codice arboreo rappresentato dai due gigli o altra pianta non ancora identificabile ma presumo debba essere tipica dei nostro Appennino.

In seguito questo centro diventerà tempio dedicato alla dea Pale, da cui deriva il nome precedente di monte Palense, quindi tempio dedicato alla dea Iside, come riportato da alcune leggende, e da ultimo tempio Cristiano dedicato ad una Madonna, guarda caso, Nera che confermerebbe la leggenda del tempio dedicato ad Iside.

Dopo circa venti anni di studi il professore Graziano Baccolini con i suoi libri ha dimostrato che tutte queste ipotesi iniziali sono state ampiamente dimostrate. Quindi Montovolo era un centro oracolare ed il primo individuato come etrusco, altri centri oracolari etruschi sono stati scoperti i e riportati nel secondo libro di Baccolini. La “Cripta” all’interno del Santuario è in realtà quello che ci rimante  del grande tempio etrusco che fu distrutto nel 363 d.c. Inoltre il codice arboreo del giglio ha dato luogo al giglio di Francia ma anche a quello di Firenze.

Penso ora che molti di voi andranno a Montovolo per vedere con nuovo interesse il lunotto con le due colombe e i due “gigli” e la “Cripta” sotto l’altare.

 

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